Un’impreparazione generale


La guerra comincia in una generale impreparazione, anche nell’Alto Garda.
Forte è il malcontento sia tra gli ufficiali che tra i soldati per la mancanza di materiali e di attrezzi; così annota nel Diario storico militare il maggiore Giuseppe Caio, comandante del battaglione Val Chiese:

«14 agosto: … Si attende il cemento per completare i fortini dei posti avanzati e i ripari delle mitragliatrici. Mancano ancora tavole e altri materiali per l’inizio della costruzione dei baraccamenti invernali… ».
«25 settembre: … Arrivato un po’ di cemento. Si attende ancora filo spinoso. Proseguono i lavori per la costruzione dei baraccamenti, pei blindamenti e per le coperture delle trincee, però manca, perché ancora in viaggio, il cartone bituminato destinato a coprire le baracche e i ricoveri delle truppe nei trinceramenti. Si distribuisce la seconda
coperta per riparare la truppa, ancora attendata, dal freddo della notte, essendosi alquanto abbassata la temperatura… ».

Si credeva che la guerra non sarebbe durata a lungo, invece arriva settembre, con il tempo sempre più capriccioso e la temperatura che si fa più rigida. A Passo Nota, in Val Cerése e a Passo Guìl, oltre i 1200 metri, i soldati vivono ancora nelle tende. Ancora peggio al Pra delle Rose, sul Tuflungo, sul Corno della Ma rogna o a Tremalzo, alla quote più alte.
Difficile è la situazione in cui molti soldati si trovano arrivando sull’altopiano di Tremosine; significativa la testimonianza di Michele Rigillo, ufficiale della Territoriale, nel settembre 1915 finito a Pregasio:

«Questo miserabile villaggio arrampicato sulla squallida roccia, e che ha l’onore di ospitare un tenente colonnello comandante de/6″ Battaglione della Milizia Territoriale, tre capitani, un tenente e tre sottotenenti, nonché circa 200 uomini di truppa, costretti a vivere un po’ dappertutto: nella chiesa ne dormono una cinquantina, e come vi dormono!
Lo strame è divenuto fango, per la grande umidità; il confessionale è stato fatto a brani e le assi servono per trattenere la fetida paglia, che non invada il centro dell’unica navata, ove si passa fra il triste spettacolo di questi disgraziati giacenti. l caporali si sono addossati alle pareti sopra una specie di scalino formato da sassi: il sergente si è fatto un giaciglio sull’altare … ». Testo di D. F.